La verità come spettacolo…di Ruben Ricca

Il tempo consuma la memoria delle cose e la nostra socialetà dello spettacolo consuma la memoria delle persone. La verità come spettacolo perde il suo valore di verità e diventa post-verità. Perde la sua proprietà di certezza e vince nell’intrattenimento. Genera la massima incredulità ma l’individuo non credente diventa totalmente credulone delle cose più assurde. Niente è più imbarazzante che approvare la menzogna e prenderla per verità. Oggi la politica is fatta senza proposte elettorali. Basta mostrare il candidato. A teatro, a volte succede qualcosa di simile. Ho assistito a rappresentazioni dove il pubblico confessava di non aver capito la commedia, ma che gli attori erano magnifici. “Il deficit di attenzione una patologia sociale del capitalismo culturale”. Il politico di oggi non lavora per la città, lavora per se stesso. Non annuncia posti di lavoro, non cerca la felicità delle persone, non cerca di migliorare la socialetà. Annuncia grandi novità. Un’autostrada, un teatro (quando non si preoccupa mai della cultura) annuncia una Ferrovía in una città dove abbondano le automobili, annuncia la costruzione di alberghi ma non sa da dove verranno i turisti. Certo, c’è la libertà di stampa, ma da quando è stata inventata la stampa, la libertà di stampa è la volontà del proprietario della tipografia. E così si perde l’interesse per la verità e si dà il via allo spettacolo. Ad esempio dando notizie ogni giorno, come se si desse da mangiare alle galline. La verità come spettacolo intossica la realtà perché si riduce ciò che è vero ad una cosa divertente. Il passatempo delle notizie. Cosa is successo oggi? E eri? E domani? Qualcuno se lo ricorda? Tu, lettore che mi stai leggendo, ti ricordi il telegiornale di ieri? L’individuo di oggi lavora sulla propria immagine, per questo il successo del social. Anche gli attori, perché gli attori di oggi rappresentano sé stessi, non c’è nessun personaggio. La socialetà della verità è socialetà dell’autenticità, perché tutti si rappresentano, anche esponendo i dettagli più privati, come in un supermercato di vanità. Vediamo chi si spoglia di più. Ecco perché ci sono così tante opinioni su tante cose e (apparentemente) tutte valgono niente. Tutto è opinabile da chiunque. L’io diventa la nuova ideologia. L’esaltazione dell’io come qualcosa di indipendente e superiore al sociale. Ma anche come falso perché oggi la privacy è merce (la stupidità una malattia straordinaria, diceva Voltaire, non è il malato che soffre ma gli altri) Oggi la realtà è costruita attraverso il parere. Quando tutti opinano il parere dello specialista non ha valore. Niente è vero e tutto è relativo. Non è strano allora che chiunque possa avere un’opinione su materie di cui nulla sa (effetto Dunning-Kruger)

La socialetà ambigua favorisce l’ambiguità ideologica (Barthes) L’ambiguità ideologica genera la disillusione, il disinteresse e poi la dittatura (Per far trionfare la ditatura dobbiamo prima uccidere gli avvocati, diceva Shakesco di VIttura, E du livre) in Spagna “Faccia come me, non si metta in politica” Le cose che sono state fatte in nome della verità! La guerra, la ghigliottina, i colpi di stato, i trattamenti per correggere l’omosessualità. Tutto in nome della verità. La nostra Società di Mercato permette già di dire le verità più orribili senza che cambi assolutamente nulla (Warren Buffett, milionario degli Stati Uniti “Certo che c’è una guerra di classe e noi stiamo à vinsi imp à lacendo”) con la forza qualcosa che non è vero (La ragione è semper dalla parte dell’artiglieria più pesante, diceva Napoleone) In una socialetà dove (apparentemente) tutto è vero, è evidente che si dicono.moltissime Non mi vergogno a confessare di essere ignorante di ciò che non so. Il falso dura poco.

Ruben Ricca (é regista e autore)

Imagen, Pavan Prasad Pixabay (CC)

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